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Pietra in piedi

Pietra in piedi

Anello “Pietra in piedi”.

Per questo anello non ho ancora trovato il nome giusto. 
Sono passati 15 anni da quando l’ho disegnato, ma ancora non l’ho trovato. Di nomi ne ho provati molti ma tutti, anche se molto belli o alto sonanti o legati alla memoria o alla fantasia, mancano di qualche cosa e sicuramente mancano dello spirito che per mesi e giorni mi ha ossessionato. 
Dovevo creare l’anello di fidanzamento che avrei regalato a Sofia, la mia fidanzata, per suggellare la promessa di matrimonio. 
Avrò disegnato centinaia di anelli, ma nessuno era all’altezza, a tutti mancava il cuore ed il messaggio di unicità che volevo trasmettere. 
Come punto fermo volevo la presenza di un brillante, e null’altro. Cominciai a pensare alla persona, alla sua importanza per me, alla sua unicità e la pensai senza nulla intorno, sospesa nel vuoto, lucente come il sole nelle più belle giornate d’estate, fredda e pura come il ghiaccio, e calda e amorevole come l’abbraccio di una mamma al suo bimbo.
Volevo concentrare in un unico raggio di luce tutta la forza e la presenza della vita dandole la capacità di comunicare tutto l’amore possibile.
Come potrete ben pensare fino a quel giorno avevo già disegnato molti anelli di fidanzamento, ma erano anelli per gli altri, non avevano mai avuto il trasporto emozionale del mio e me ne resi conto nel momento di disegnarlo. 
Volevo essere il più originale possibile ed al contempo legato strettamente alle tradizioni. 
A complicarmi maggiormente la vita un giorno mi passò per la mente l’idea che questo anello probabilmente sarebbe diventato un gioiello di famiglia e quindi magari da tramandare di generazione in generazione. 
Ora, grazie anche a questo carico di pulsioni sentimentali, tutto diventava ancora più difficile.
Passavano i giorni e non venivo a capo di niente. Quasi per caso, un giorno, decido che per chiarirmi le idee, devo allontanarmi il più possibile da tutto quello che conosco sugli anelli di fidanzamento e devo cominciare a guardarli da molto lontano.
Così facendo ho la possibilità di vedere che il brillante, da sempre, è nella sua posizione classica, sta lì a farsi vedere da tutti. Dichiara con la sua presenza il significato di promessa e di fidanzamento ma, se vogliamo, anche il valore economico del dono. Questo secondo aspetto lo rendeva meno piacevole e sicuramente mi dava fastidio. Pensai a come esaltare la qualità della promessa, della sua intimità nascondendo la parte dello sfacciato apparire.
Subito colsi l’idea e disegnai un anello dove il brillante non era alla vista di tutti, ma per prima, solo lei, solo la persona che avrebbe indossato l’anello avrebbe avuto il privilegio della vista quasi nascondendolo agli altri. 
Mi piaceva questa intimità fra il brillante nascosto ai più ed il messaggio estremamente privato che l’anello doveva infondere. Disegnai il brillante in una posizione mai vista: lo misi in piedi. 
In questa posizione, rivolto verso il volto, appariva solo alla persona che lo indossava e che era quindi l’unica a poter godere della sua presenza e della sua luminosità. 
Fatto questo fu abbastanza semplice dare forma all’anello. Nacque un anello dalla forma essenziale dove il brillante campeggiava sul dito di Sofia in un caldo abbraccio di luce soffusa.
Questo è l’anello che dopo mille patimenti donai a Sofia in una notte in barca sul lago d’Orta fra la cittadina di Orta e l’isola di San Giulio.

Alberto Cotogno
Scultore e disegnatore di gioielli.

Per la cronaca: dopo questo scritto ho dato il nome all’anello, si chiama ” Sofia “.
Realizzazione in Oro bianco non rodiato e diamante naturale taglio a brillante.